Un ghigno o una vergogna dolorosa
I
Nello stare in bilico e nella tenerezza
nell’edera che ambigua sta sospesa
sui campanili e tra i cornicioni – nel ricordo
di mio fratello che non conosceva
la solitudine della notte ubriaca (ma poi
si rifece) – nelle scale
scricchiolanti scese a cercare l’euforia
nascosta nei pantaloni – piegata al dolore –
vedo e rivivo quei pochi momenti
come un crampo alla gola – un immergermi
nell’odore di vomito e resina
che sale dalle caldaie spente
e si propaga – certo di arrivare
là dove il conforto non ha pace né grida.
II
Leggo del silenzio: che è altro
che tacere – e dunque per anni
quando mi indicavano come quello
che taceva – avrei dovuto obiettare.
Invece stavo zitto: dentro un ghigno
appena – io il perdente perché il silenzio
era il mio esilio – il vuoto di un morso.
III
Da dove provengo non ha nulla
del mio divenire – io sono il mio passaggio
e le mie stanze vuote ed i traslochi
in pochi metri quadri – l’andirivieni
con l’occhio velato a guardare dall’alto
oceani e miserie – rabbie e amoralità –
la dignità venduta a dispense
che si scioglie come un temporale
quando le palpebre si socchiudono
al principio di un falso chiarore.
IV
Bene – io sono arrivato. Mi piacerebbe
poter dire – sentirlo almeno
il peso del passo più lieve
e l’idea che un posto sia il mio posto.
Un posto che è il mio posto – ripeto
queste parole che vorrebbero
aggrapparsi al terreno – si sforzano
di penetrarlo. Ma quando ci provo
sono l’ombra che mi passa accanto
e fugge al primo tocco del sole
di sbieco a cercare le vittime ignare.
L’ombra di un luogo – l’orizzonte
che si incendia e l’incavo tenace
in un tronco di quercia. Quello è il mio posto.
V
Persone che sono nubi – non pelle
e non corpo – ci fosse un’inutile
passione a distinguere
l’uomo dalla bestia –
ed era appena ieri che dicevamo
il nostro barbaro disinteresse
davanti all’autopsia di un Paese:
lavarsi le mani – guardarle
di nuovo sporche – procedere
al medicamento delle falangi –
concedere allo spettatore attovagliato
«un ghigno o una vergogna dolorosa».